Placenta accreta

Placenta accreta: quali sono i sintomi e come intervenire?

Avete mai sentito parlare di placenta accreta? Di sotto, un approfondimento.

E’ importante precisare però che Noi di Mondomamma.org riportiamo solo quanto scritto sugli altri siti di notizie e non siamo medici. Per avere maggiori informazioni bisogna rivolgersi ad un medico specialista.

Placenta accreta: che cos’è?

Con il termine placenta accreta si fa riferimento ad un problema di adesione che si verifica appunto tra la placenta e la parete uterina. Quando tale problema si manifesta vuol dire che la placenta si trova molto vicina all’utero, poiché l’invasione trofoblastica si dilunga maggiormente.

A causa di questa piccola anomalia i villi coriali non si trovano nelle cellule uterine deciduali, ma raggiungono il miometrio (ossia la parte muscolare dell’utero).

Cause placenta accreta

Le cause dietro la placenta accreta possono essere diverse. Tra le più comuni troviamo la presenza di fibromi, aborti, il fumo di sigaretta e anche pregressi tagli cesarei.

Le statistiche rivelano, inoltre, che questa anomalia dell’adesione placentare si verifica con maggiore frequenza nelle donne di circa 35 anni.

Sintomi della placenta accreta

Anche di campanelli d’allarme ne troviamo tanti e diversi. Come sintomo, ad esempio, compare il sanguinamento vaginale, il dolore pelvico ed emorragie vaginali nei primi mesi di gestazione.

Anche quando il peso del bambino si mostra inferiore a quello suggerito dall’età gestionale potrebbe verificarsi un caso di placenta accreta.

I rischi

La placenta accreta non mette a rischio la gravidanza, tuttavia può portare ad una forte emorragia dopo il parto.

Come intervenire

Quando la gestante presenta, giù durante i mesi di gravidanza, il rischio di placenta accreta, viene monitorata dai medici con un’ecografia. Solitamente si preferisce procedere con un taglio cesareo ed una rimozione dell’utero (se la donna si dice d’accordo). L’intervento di rimozione dell’utero e della placente serve a prevenire l’emorragia post parto, che potrebbe rappresentare un pericolo per la mamma.

Esistono, ad ogni modo, anche tecniche per mantenere l’utero. Ciononostante, queste non possono essere messe in pratica se il rischio di emorragia resta alto a causa della posizione della placenta.