Meriggiare pallido e assorto poesia di Eugenio Montale
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia
Significato poesia Meriggiare pallido e assorto
“Meriggiare pallido e assorto” è una poesia di Eugenio Montale, pubblicata nel 1925 all’interno della raccolta “Ossi di seppia”.
La poesia descrive un’esperienza di contemplazione della natura durante un pomeriggio estivo. Il poeta si trova sdraiato sull’erba, pallido e assorto, osservando il paesaggio circostante e la luce del sole che filtra attraverso le foglie degli alberi. La sua attenzione è catturata dalle “ombre quiete” e dalla sensazione di un’armonia universale che permea ogni cosa.
La poesia rappresenta l’immagine di un momento di pausa e di riflessione, in cui il poeta si sottrae alla frenesia del mondo moderno per ritrovare una dimensione più autentica e profonda dell’esistenza. Montale sottolinea l’importanza di ritrovare il contatto con la natura, con la sua bellezza e con la sua perfezione, come un modo per riconnettersi con se stessi e con le proprie radici.
“Meriggiare pallido e assorto” è stata una delle poesie più rappresentative della corrente ermetica, di cui Montale fu uno dei maggiori esponenti. In questa corrente si cercava di creare un linguaggio poetico più denso, ermetico e simbolico, per esprimere la complessità dell’esistenza e del mondo.
Parafrasi poesia Meriggiare pallido e assorto
La poesia “Meriggiare pallido e assorto” di Eugenio Montale può essere parafrasata come segue:
Il poeta si ritrova seduto sotto un albero durante il pomeriggio estivo, in una sorta di sonno leggero ma non del tutto incosciente, che lo rende pallido e assorto nella contemplazione della natura e del mondo intorno a lui.
La sua mente fluisce, trasportandolo in pensieri di paesaggi e luoghi che ha visitato in passato, di persone che ha incontrato e amato, di esperienze e ricordi che lo hanno segnato profondamente.
Il suono di una fonte d’acqua lo risveglia dall’assopimento, ma la sua mente rimane ancora immersa in una sorta di torpore, con la sensazione di essersi perso in un mondo onirico e irraggiungibile.
Infine, il poeta si rende conto che il tempo è passato, che la sua contemplazione ha avuto fine, e che ora deve tornare alla realtà della vita quotidiana. Tuttavia, il ricordo di quell’esperienza rimarrà con lui per sempre, come una sorta di toccante ricordo del passato, della natura e della vita stessa.
Eugenio Montale chi è
Eugenio Montale (1896-1981) è stato un poeta, scrittore e giornalista italiano. Nato a Genova, ha vissuto gran parte della sua vita tra la Liguria, la Toscana e la Lombardia, luoghi che hanno influenzato la sua poesia.
Montale è stato uno dei maggiori esponenti della poesia italiana del Novecento e ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Nobel per la letteratura nel 1975. La sua opera poetica si distingue per la precisione e l’eleganza del linguaggio, per la capacità di cogliere le sfumature della realtà e per l’attenzione ai temi dell’esistenza umana.
Tra le raccolte più note di Montale si possono citare “Ossi di seppia” (1925), “Le occasioni” (1939), “La bufera e altro” (1956) e “Satura” (1971). La sua poesia spazia dalla riflessione sulla natura e sulla vita quotidiana alla meditazione sulla morte e sulla condizione umana.
Montale ha anche lavorato come giornalista e critico letterario per diverse testate, tra cui “Corriere della Sera” e “Il Mondo”. Inoltre, ha curato l’edizione delle opere di importanti autori della letteratura italiana, come Gabriele D’Annunzio e Eugenio De Sanctis.
La figura di Montale ha avuto un impatto profondo sulla poesia italiana e internazionale, influenzando molti poeti e critici successivi. La sua poesia, caratterizzata da una sensibilità profonda e un’attenzione alla realtà concreta, continua a essere letta e apprezzata da generazioni di lettori.
Autore del Novecento
Eugenio Montale è considerato uno dei più importanti poeti italiani del Novecento, sia per la qualità della sua opera che per l’influenza che ha esercitato sulla poesia italiana successiva. Il suo stile, caratterizzato da una grande attenzione al dettaglio e dalla capacità di descrivere in modo preciso e suggestivo la realtà circostante, ha avuto un grande impatto sulla poesia italiana del dopoguerra.
Lo stile di Montale
La poesia di Montale è caratterizzata da una forte tensione tra il desiderio di fuga dalla realtà e il riconoscimento della sua durezza e crudeltà. I suoi versi spesso esprimono un senso di solitudine e disillusione, ma allo stesso tempo sono pervasi da una profonda nostalgia per la bellezza e l’innocenza perdute.
La sua lingua è ricca di immagini e simboli, spesso tratti dalla natura e dal mondo degli oggetti, che evocano un senso di mistero e fascino. La sua scrittura è anche caratterizzata da una grande attenzione al ritmo e alla musicalità delle parole, che gli hanno permesso di creare una poesia di grande bellezza formale.
Montale ha avuto un grande impatto sulla poesia italiana del dopoguerra, influenzando molti poeti successivi, tra cui Andrea Zanzotto e Umberto Saba. La sua opera è stata tradotta in molte lingue e continua ad essere letta e apprezzata in tutto il mondo.
Premio Nobel
Nel 1975, Montale vinse il Premio Nobel per la letteratura, riconoscimento che sottolineò il suo contributo alla poesia italiana e internazionale. Montale morì a Milano nel 1981, ma la sua influenza sulla poesia e sulla cultura italiana continua ancora oggi ad essere molto forte.
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