Ruby Gillman è una ragazza allegra, vivace e piena di colori, proprio come il suo gruppo di amiche affiatate. È una brillante matematica e una figlia obbediente, soprattutto quando si tratta di rispettare la regola di casa Gillman: stare lontani dall’oceano. Ma quando il ragazzo che le fa battere il cuore finisce in acqua con lo skateboard e lotta per riemergere, Ruby non esita un attimo e si tuffa per salvarlo, scoprendo segreti su di sé che le erano stati tenuti nascosti fin dalla nascita. Ad esempio, scopre di non essere umana, ma un kraken gigante, una creatura mitologica con un’enorme potenza distruttiva e tentacoli fluorescenti.
Mostro o principessa?
Mostro o principessa? Perché non entrambi? Questo deve essere stato il pensiero della DreamWorks nel realizzare questo film divertente, sebbene poco originale, con una protagonista elastica, goffa e graficamente simpatica, e un’ambientazione sottomarina che svolge un ruolo di rilievo.
La donna che fa sorridere
Un intrattenimento guidato da un personaggio femminile, come si dice in America, che farà sorridere tutta la famiglia. Il film si svolge tra il mondo della superficie e le profondità del mare, ma anche tra il reale e il virtuale, in un frenetico scambio tra inquadrature oggettive e mediate, ripetute e instagrammate dagli smartphone delle sagge e fedeli teenager, con un’unica debolezza: l’irresistibile tentazione di partecipare al ballo di fine anno scolastico.
Cosa pensano
Il film ha pochi difetti, forse solo due: uno è di poco conto, probabilmente, ed è il passo indietro nel cercare di far appartenere Ruby a una stirpe reale, quasi come se volesse competere con Disney. L’altro difetto è meno divertente, perché è molto più ingombrante, oserei dire gigantesco. Va bene non essere originali a tutti i costi, vanno bene gli archetipi, i piccoli furti, il dialogo inevitabile (se non auspicabile) tra film con lo stesso target, ma qui sembra di assistere a una copia quasi identica di un film precedente.
Concludendo
Non è un concerto, ma un ballo scolastico. Non sono panda rossi, ma calamari viola. Tuttavia, le somiglianze nell’intreccio, nei temi e nei sottotemi sono davvero troppe. Al punto che non basta aggiungere una sirenetta ribelle per confondere le acque: il modello sottostante è evidente, e si vede perché funziona, perché porta un po’ di profondità, una lama di luce, ma anche un sospetto di pigrizia creativa che la DreamWorks avrebbe fatto meglio a evitare.